Gli adattamenti cinematografici degli anni Ottanta tratti dalle opere di Stephen King sono stati a dir poco altalenanti. Ma tra i tanti passi falsi si nasconde un film genuinamente inquietante che ha resistito alla prova del tempo: Cimitero Vivente. È buffo, quando ho sentito parlare per la prima volta di Cimitero Vivente, o meglio Cimitero degli animali, non avevo nemmeno notato l’errore di ortografia intenzionale! Questo film, tratto dal romanzo di King, offre un’esperienza terrificante che vale la pena rivedere per gli appassionati del genere horror.
Come molte storie di King, Cimitero Vivente si svolge nel paesaggio apparentemente idilliaco, ma sottilmente sinistro, del Maine. Una famiglia, in cerca di un nuovo inizio, si trasferisce in una casa con una caratteristica inquietante: una strada trafficata proprio di fronte. Questa strada diventa rapidamente un elemento centrale quando la tragedia colpisce e l’amato gatto della famiglia, Church, ne diventa vittima. Entra in scena Judd, il vicino di casa, un personaggio che, con buone intenzioni, introduce una soluzione piuttosto eterodossa al dolore della famiglia: l’antico cimitero indiano oltre il “cimitero degli animali” – un luogo che si dice riporti in vita i morti.
Cimitero Vivente si guadagna davvero la sua reputazione di grande film horror. Costruisce magistralmente un’atmosfera inquietante, punteggiata da scene genuinamente memorabili e disturbanti. La recitazione è solida e ti trascina nell’incubo che si dipana. Tuttavia, anche essendo un film forte, è difficile non percepire che il materiale originale, il romanzo di King, offre probabilmente un arazzo più ricco di sviluppo dei personaggi e retroscena. Si intravedono storie più profonde per molti personaggi, accennando a trame che potrebbero riempire una mini-serie. Questi fili conduttori allettanti, pur aggiungendo intrigo, a volte sembrano un po’ sottosviluppati nei confini di un lungometraggio.
Parlando di personaggi, l’interpretazione di Judd da parte di Fred Gwynne è… indimenticabile. Che la troviate geniale o bizzarra è questione di gusti personali. Per me è un punto culminante. Il suo modo di parlare e i suoi manierismi distintivi sono incredibilmente accattivanti e rimangono impressi a lungo dopo la fine del film. Infatti, la presenza iconica di Judd ha persino permeato la cultura pop, con omaggi al suo personaggio che appaiono in serie come ‘South Park’ per spiegare eventi soprannaturali, una testimonianza dell’impatto duraturo di Gwynne.
Se riuscite a perdonare al film di aver lasciato inesplorate alcune strade narrative, Cimitero Vivente rimane un’esperienza horror genuinamente divertente e, per i suoi tempi, innovativa. Dimenticatevi per ora del remake e immergetevi nell’inquietante miscela di horror e immagini disturbanti dell’originale. Gli effetti speciali pratici e il trucco, soprattutto quando puntano al macabro, sono efficacemente disgustosi nel miglior modo possibile.
E davvero, provate a guardare Cimitero Vivente e a non rimanere completamente affascinati dalla performance di Fred Gwynne. Vi sfido. Potreste persino ritrovarvi a ridacchiare per una caduta rovinosa un po’ casuale e fuori luogo che si verifica – un momento di comicità fisica inaspettata che sembra quasi un omaggio a Frank Drebin in mezzo al terrore. Cimitero Vivente, anche con il suo titolo leggermente errato “cimitero degli animali”, offre una potente dose di horror che continua a risuonare nel pubblico di oggi.